lunedì 16 maggio 2011

Happy Birthday FQ

75, oggi, gli anni di Franco Quadri.
Genialoide visionario del teatro, protagonista formidabile (e misconosciuto ai più) della cultura dell'ultimo mezzo secolo.

Critico, editore, traduttore, organizzatore e compagno di strada di molteplici artisti con cui amava confrontarsi, discutere, scambiare idee e prospettive d'azione; consigliandoli, incoraggiandoli e magari intervenendo sino a risultare talvolta ingombrante.

Ma alla sua attenzione di studioso ed editore di culto, ai suoi Premi Ubu e alla sua fede nella creatività, devono molto parecchie Star e innumeri personaggi della scena, del piccolo e grande schermo, del giornalismo e dell'editoria.
Elencarle è cosa lunga e qui, in fondo, si sta parlando di lui.

Ho avuto la fortuna di lavorarci accanto dal 2006 nella casa editrice da lui fondata e diretta, la Ubulibri; rubandogli, a mia insaputa, segreti arti e mestiere. 
Ho fatto l'esperienza di affrontare il suo carattere tellurico e collerico, perché l'immensa dolcezza che aveva nell'animo durava fatica a esprimerla: vuoi per tremenda timidezza e anche per una quotidianità lavorativa castrante una continuità di slanci poetici, all'insegna di un'emotività di comunicazione. Anche se si è litigato, perbacco!, discusso animatamente e nondimeno riso: e tanto, a dire il vero; perché lui era realmente quel che si dice un "Personaggio"...

Lo saluto qui, allora, con uno scritto che buttai giù di getto in metrò poco dopo aver ricevuto la notizia della sua morte, avvenuta il 26 marzo scorso.
Proibito leggerlo durante i suoi funerali. Soloni e personalità dovevano pontificare, continuare a protocollare meriti di lavoro e professione, disputare solo e soltanto su problemi d'arte e cultura. Troppo semplice la semplicità; faticoso dare spazio anche all'uomo: avanguardista e impetuoso, fragile e inquieto, emotivo e molto solo, ma ironico e curioso, appassionato e mai indifferente – e non è poco, in tempi d'indifferenza e povertà d'interesse come questi.
Gioele Dix, Serge Rangoni e Renata Molinari sono state le eccezioni al riguardo. Li ringrazio.

Viaggiatore incredibile, ha visto teatri e spettacoli dappertutto, cercando di scoprire la frontiera autentica in cui la Vita si trasforma in metafora del Teatro (e non viceversa, che è inganno e illusione). Ed è quello che, credo, desiderava davvero scoprire: solcandone la linea lungo le righe e i segnavia di libri illuminanti che ha inventato, tracciando scritture dal cuore fine e territori d'immaginosa azione vitale.




Milano, 27 marzo 2011, ore 15.23


Ciao Franco,
impareggiabile FQ,
nel bene e nel male.

Adesso sei Aria
pulsi nella Terra
scorri nell'Acqua
danzi nel Fuoco.
Tutto Sei in quel che Sarai
                                          ed È.

Abbiamo lavorato,
discusso e litigato,
ma anche riso e qualche volta festeggiato. Insomma, c'è stata intensa Vita.
Grazie.

Ora s'è chiuso il libro che abbiamo fatto insieme.
Probabilmente servirebbero correzioni e ultimissime revisioni, ma va bene così: bisogna che ci siano degli sbagli, è utile è persino bello ritrovarsi negli errori.
È lì, infatti, che si cresce, in quegli scarti prodigiosi che aprono rispetto all'eccesso di normalità e di irrigidite consuetudini.
Tuttavia il lavoro è finito ed è tempo che, ancora una volta, tu parta e te ne vada via. C'è un volo in attesa alla tua porta, un ultimo viaggio oltre la tua stessa soglia.
Però, caro Franco, davvero sarà l'ultimo?

Be'... adesso puoi vederlo, ora puoi scoprirlo.
Senz'altro sarà uno spettacolo mai visto e i tuoi occhi, perciò, se ne sorprenderanno, se ne ravviveranno.
E così sorriderai, risplendendo.

Ciao FQ.
Grazie.
















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    mercoledì 11 maggio 2011

    Finché c'è Clint, c'è Speranza

    Nel diluvio di questi giorni deboli in cui viviamo, c'è ancora qualche Noè abile a costruire arche capaci e naviganti con vigore e grazia.
    Uno di questi giganti fa cinema e gli dà decisamente del "Tu", anzi probabilmente dell'"Io". 
    80 anni, sguardo da eterno, si chiama Clint... Clint Eastwood e finché c'è lui, c'è Speranza. Per tutti e per tutto.
    Me ne dà conferma il suo ultimo capolavoro cinematografico Hereafter, film su cui storceranno il naso molti degli spettatori superficiali e sbrigativi della nostra epoca eterico-telematica. 
    Ma Clint se ne sbatte alla grande di costoro e, col suo sguardo deciso – col suo cuore tonante e fiero, passa oltre mettendosi a discorrere dell'aldilà per potere invero parlare dell'aldiquà, affrontandone diversamente traumi, paure e sfide per crescere. E lo fa col suo poderoso cinema meravigliosamente classico, attraverso forme dal piglio sicuro che proprio per questo risultano idonee a incanalare e quindi a trasmettere ad hoc la travolgente potenza di sfere dell'esistenza in perenne conflitto: la Morte e l'Amore. Con la prima a significare anche – ad esempio – ogni mutilazione o divisione che si vive, tutto il passato che non ci si rassegna a far morire; e il secondo (A-mors, "assenza di morte" appunto) che grazie alla sua costitutiva vis connettiva può dare invece vita al superamento di quel confine che ci separa in continuazione da noi stessi, dalla parte al di là di noi di cui abbiamo mancanza e a cui tendiamo.

    Grazie Mr Cleastwood (...come lo chiama il mio amico Lucky), e lunga lunghissima vita! Pure in una dopo questa.



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    • una recensione che condivido di brutto (by Marzia Gandolfi)
    • il cast (Matt Damon in gran spolvero e Cécile de France che spero di sposare in un'altra vita) 
    • la trama del film (per chi ha bisogno di aggrapparsi a una storia quando, al cinema, ogni immagine racconta qualcosa e smuove un pensiero, un moto interiore)