venerdì 28 dicembre 2018

Del diman non v'è certezza




Diman –
appena avrò un momento –
o all'ora che comanda –
andrò in piazza e,
bandiera al vento,
la brucerò yayeahnte
brandendone in alto
il garrir del volto
ivi indimaiato.

E senza dir nulla –
tranne yayeah! –
s'aduneran,
di folle,
emissari;
s'affaccieran,
dal duomo,
notregobbi;
s'arriberan,
dai nienti,
giùrnalisti:
quelli che, oh,
scrivono i libri giùsti;
quelli che, hey oh,
non son giùstizialisti;
quelli che, alé oh oh,
fanno il tifo per la Giùventus.

Che giùrnata gran sarà.
Comparirò nei Tigitutti.
Avrò effigi sugli Internetti.
Sciuperò femmine da Telegatti,
nel gioiellìo piromane
della mia semeotica
da piazza.

E, sbandierate fiamme,
senz'aver detto nulla –
tranne yayeah! –
otterrò culto e risalto
dai pompinionisti
per l'ignivoro gesto,
il politico gusto,
il simbolico fasto.

Con un giro in centro,
dando un fuoco e basta.
Facendo credere che.



Dall'alto:

© Olivier Miche,

Flaming Apple Comet;

© Gleb (@soul_winds1),
Fire, flame, smoke and stick

(Unsplash).
 

giovedì 20 dicembre 2018

Poetare stanca
























Poetare stanca
la banca
stanca
la borsa
sprofonda
i mercati.

Poetare stenta
di freddo
stenta
di caldo
altera
il clima.

Poetare sbianca
la terra
sbianca
il cielo
divide
le acque.

A poetare
ci si stanca.
E allor si dorme,
non si lavora,
si pigliano i pesci
d'ogni sognare
che è
il ver poetare.















Dall'alto:

© Jerome Granados,

Landscape photography of body of water with rocks, particolare
(Unsplash). 


© dp,
Poetare stanca: original script
(Space D@M).