giovedì 3 luglio 2014

Porco Clint!

Clint.
Vecchiaccio maledetto.
Cattivo Repubblicano.
Snort!

Per tre quarti del tempo il suo ultimo film Jersey Boys fatica a trovare il proprio "sound".
La scrittura talvolta stecca e sovente stenta. La verbosità dialogica del quotato John Logan, uno dei due sceneggiatori, trova forse sponde più accoglienti nel riempire il vuoto – ad esempio – della scena teatrale (vedi la pièce Red, ossia Rosso, sul pittore Mark Rothko) che non il grande schermo; e adattare all'Arte Settima la drammaturgia del musical omonimo (quindi, varie songs di mezzo) del duo Brickman-Elice è complesso, per non dire complicato se si vuole rimanere attaccati alla matrice teatrale di partenza.
Ma alla lunga la voce del Maestro si fa sentire nella messa in scena e, alla fine, ecco che – com'è, come non è – mi ha fregato anche stavolta… Porco Clint!

Con sottile discrezione che farebbe la felicità del filosofo orientalista François Jullien (autore de Le trasformazioni silenziose, nonché teorico occidentale dell’Efficacia derivata dal pensiero antico cinese), Il Grande Veglio,  allenta gli accadimenti degli sbandatelli Four Seasons et Forever Young” con sostanziale e minuta linearità – senza intervenire particolarmente, né mettersi lì appunto a complessificare la questione e/o a preoccuparsi di sistemare e articolare oltremodo – per lasciare piuttosto almeno un poco di spazio all'emersione di quelle loro punte di conflittualità con la vita – che fa da sottofondo più o meno inascoltato dai Quattro (molti infatti i brani d’altro genere che pervadono la colonna sonora) – e in cui la sceneggiatura semmai s'impiglia confusa dal suo volersi fare Show. Quando invece si tratta di sciogliere e svelare quello che Ognuno veramente Vuole e Decide dentro di Sé. 
E sta' a vedere che, stringi stringi, si tratta di un'opera clamorosamente intimista! Altroché luci della ribalta…


Super Campione, il Vecchio, che nel suo film – diluito lungo un'esistenza – non fa invecchiare praticamente nessuno tranne il quartetto dei musicisti protagonisti, restituendoceli alla fine giovani e in coreutico ritmo come sempre hanno cercato di essere o, meglio, Diventare.
Il cerchio della Leggenda, non a caso, si riannoda all'inizio e così può continuare nel suo interminabile prodursi ciclico, al di là del tempo che batte inesorabile il suo piede per terra ricordandoci di camminare davvero “come un Uomo"
E alla fine non si può che fare Festa…

E Festa sia, Clintaccio! Tu, Leggenda sei già e ulteriormente Diventerai.





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